Loris Cecchini - L'impresa di fare arte

INTERVISTE

Any Technology gradually creates a totally new human environment. Environments are not passive wrapping but active processes. [Marshall McLuhan]

 

Viene in mente l'Art & Technology Program di Maurice Tuchman per il LACMA di Los Angeles: correvano gli anni a cavallo tra la fine dei Sessanta e l'inizio dei Settanta quando Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg, Richard Serra e Andy Warhol furono tra gli artisti invitati a sviluppare progetti e collaborazioni con le imprese tecnologiche del sud della California.



Viene in mente il paesaggio culturale italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, vitale e fertile tra le ceneri della seconda guerra mondiale, tra impresa e cultura; vengono in mente i manager colti di Adriano Olivetti, la relazione prolifica tra cinema e industria che con Michelangelo Antonioni, Ermanno Olmi, Bertolucci, i fratelli Taviani o Pier Paolo Pasolini seppe raccontare il lavoro dal di dentro.



Viene in mente la nostra modernità a parlare con Loris Cecchini, di recente invitato da Ilaria Mariotti a Santa Croce sull'Arno, a sviluppare un nuovo progetto in collaborazione con un'impresa che si occupa di lavorazioni complesse dei pellami. Emerge con forza tuttavia, oltre la memoria dei bei tempi che furono, la costante ricerca che l'artista italiano - ormai di casa a Berlino - conduce da tempo al confine tra arte e tecnologia, estetica e scienza, percezione visiva e materiali, oggetti e processi.

 

Loris Cecchini, Waterbones, Villa Pacchiani, Santa Croce sull'Arno, 2016.


La prima volta che abbiamo incontrato Cecchini era il 2009 al Centro Pecci di Prato per una mostra che all'epoca ebbe timore a chiamare retrospettiva, Dotsandloops [potete riascoltare quell'incontro dall'archivio di radio papesse]: all'epoca parlammo di arte e scienza, di arte e tecnologia, di oggetti minati, collassati, deprivati di funzionalità, di oggetti incoerenti la cui sicurezza veniva messa in discussione - come nella serie Gaps - ma parlammo anche di utopie del vivere, di nomadismo e architettura flessibile, grazie alle poetiche capsule abitative dei Monologue Patterns, a metà tra i Living Pod di David Green e le case mobili dell'Atelier Van Lieshout.

Lo scorso 2 aprile 2016, ci siamo nuovamente seduti, un microfono a registrare tutto, e abbiamo riavvolto il nastro: il rapporto tra pratica artistica, tecnologia e impresa ad aprire la strada e poi l'equilibrio tra l'artista - che per natura ragiona sempre fuori standard - i limiti e le possibilità estetiche e di senso imposti dai materiali, dal saper fare artigianale, dalle dinamiche industriali e produttive.

 

Abbiamo parlato di Tavolo parallelo alla terra, terra parallela al tavolo, il lavoro/tavolo in pelle realizzato con la Superior S.p.a di Santa Croce: una superficie planare da cui emerge, in rilievo, una mappa fisica deprivata dei suoi riferimenti politici, una mappa i cui elementi geografici affiorano come un ricordo - il pensiero corre agli scrittoi, cripte e scrigni al tempo stesso di pensieri e memorie personali. Il tavolo-mappa resta sospeso in un limbo di afunzionalità, si trasforma in scultura e di nuovo assistiamo alla messa in crisi, percettiva e materiale, di un oggetto. Lo stesso accade per le pareti interne di Villa Pacchiani, quelle attraversate da un'onda - una frequenza? - come nel caso di Wallwave vibration (anatomy of a diagram), quelle della cui percezione prospettiva, fisica e materica è disturbata e messa sotto stress dai moduli in acciaio di Waterbones (shamble humble diagram).

 

Loris Cecchini, Tavolo parallelo alla terra, terra parallela al tavolo, Villa Pacchiani, Santa Croce sull'Arno, 2016.

 

Limiti della materia, limiti geografici, limiti percettivi: in questo territorio Loris Cecchini ha trovato la sua dimensione ideale: l'approccio dell'artista è sempre fuori standard - dice - è questo che lo porta sul piano del limite ma anche del confronto costante con la produzione usuale delle cose.


BIO | Loris Cecchini è nato a Milano nel 1969, vive e lavora a Berlino.
Ha esposto il suo lavoro a livello internazionale, con mostre personali al Palais de Tokio, al Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne Métropole, al MoMA PS1 a New York, al Shanghai Duolun MoMA di Shanghai e in molte altre istituzioni. Ha partecipato a numerose esposizioni internazionali tra cui la 56°, la 51°e la 49° Biennale di Venezia, la sesta e la nona Biennale di Shanghai, la 15° e la 13° Quadriennale di Roma, la Biennale di Taiwan a Taipei, la Biennale di Valencia in Spagna, la 12° Biennale Internazionale di Scultura di Carrara. Ha preso inoltre parte a mostre collettive e realizzato istallazioni site-specific in tutto il mondo.

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