Un alchimista del suono. Così la critica definisce Mikhail Karikis.

Un sound artist e un performer il cui vocabolario nasce dalla fusione di folk balcanico, avanguardie e influenze pop. Greco di nascita, Karikis ha studiato arte e architettura a Londra (alla Bartlett School of Architecture con gli architetti del gruppo Archigram e alla Slade School of Fine Art - con Philip Prowse, Norman Bryson e Lis Rhodes dove ha concluso il dottorato con la tesi The Acoustics of the Self') iniziando ad esplorare la natura materica della voce, confrontandosi con i concetti di identità e differenza, lavorando ai confini sempre più labili tra musica e arte visiva.

Ha collaborato negli anni con Sonia Boyce, Zineb Sedira e Oreet Ashery, con Björk, DJ Spooky, ha lavorato per case di moda e insieme ad alcuni importanti cori come lo Hilliard Ensemble, Alamire, Cantamus.

I suoi lavori sono stati presentati alla Tate Modern, alla Tate Britain, al Southbank Centre di Londra, al Nederlands Dans Theater, al Musée Cantonal des Beaux-Arts (Switzerland), alla Whitstable Biennale e in numerosi festival internazionali. La sua musica - i due album Orphica e Morphica - è distribuita da Sub Rosa Records, dalla MIT Press, One Little Indian label e dalla University of Oxford.

Con Love Song Karikis chiede a un performer di pronunciare la frase I love you, mille volte sei mai fermarsi neppure per prendere respiro. La composizione ammette l'uso dell'elettronica. In fase di registrazione, la dichiarazione ripetuta avviene nel momento dell'inspirazione. Parlare nel momento dell'inalazione distorge la voce e strema il performer. Molteplici registrazioni di questo gesto vocale vengono sovrapposte in studio; il pezzo diviene un test di resistenza e registra la voce che aggredisce se stessa fino a quando i polmoni si riempiono di aria e sono metaforicamente saturi di amore. A quel punto la voce non è più in grado di farsi sentire. Love Song suggerisce un'esperienza privata densa di emozioni la cui intensità e addirittura la cui distruttività diventa indicibile.

Mikhail Karikis, portrait by Uriel Orlow. 

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