This is a very clear statement by the curators about how Europe is in relation with the rest of the world and how Europe can identify more with globalization and how locality and microcosm is relating with what's going on in the world... [Hedwig Fijen]

Nei giorni dell'inaugurazione di Manifesta7 Radio Papesse - nella sua sede provvisoria nella portineria dell'ex Alumix a Bolzano - ha raccolto interviste e i primi commenti su questa edizione della biennale europea itinerante. 

Hedwig Fijen ha la voce bassa ma non tentenna. La sua è una presenza salda, da anni è direttrice di una biennale che cambia ogni volta casa, squadra, dinamiche politiche e curatoriali. Costante è però il suo entusiasmo per una manifestazione che riesce a cambiar pelle, che oggi si affida a tre team di curatori-artisti ma che domani potrebbe assumere altre forme, prendersi una pausa, produrre un film o organizzare un simposio piuttosto che una mostra. 

A Radio Papesse ha parlato di Europa e di labili ideali di identità europea, di Manifesta7 come occasione per ripensare i nostri confini geografici e mentali ma soprattutto come una carovana che passa senza deturpare - dice - e che anzi innesca nei territori ospiti movimenti di ripensamento della propria identità locale e percorsi di crescita professionale e umana per le centinaia di persone, giovani soprattutto, che partecipano attivamente alla sua gestione e programmazione.

Un lascito culturale di cui la politica inizia a tener conto a fronte di un maggior coinvolgimento della società civile nelle decisioni che concernono l'amministrazione della cosa e degli spazi pubblici. 

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