Quando il lavoro viene tolto dal piedistallo ed entra far parte dello spazio e del tempo condiviso, allora la tua soggettività entra in ballo e personalmente non credo che esista nulla di più soggettivo del tempo. [Richard Serra]

Fondamentalmente credo che noi percepiamo lo spazio attraverso i movimenti del nostro corpo, che noi siamo costantemente in quei movimenti e che non possa esserci alcune comprensione dello spazio fuori dal tempo; anche quando si ha a che fare con un riflesso od una memoria è sempre comunque determinato dal tempo, o dalla sua anticipazione. [Richard Serra - The John Tusa Interview - BBC Radio 3]


Aspettando l'apertura dei nuovi spazi di Punta della Dogana (giugno 2009), Palazzo Grassi ha organizzato un ciclo di incontri aperti al pubblico dedicati all’arte contemporanea.

Per il quarto incontro della serie Aspettando Punta della Dogana Lynne Cooke, responsabile dal 1991 della Dia Art Foundation di New York e curatrice dell'ultima imponente personale a lui dedicata dal MOMA, intervista Richard Serra.

Spetta però ad Angela Vettese introdurre l'artista americano, ripercorrendone storia e carriera a partire dagli anni universitari - quando collaborò con Josef Albers alla stesura di Interaction of Color e con Robert Smithson alla Spiral Jetty - toccando il primo periodo di sperimentazione con la gomma e il piombo - quest'ultimo trattato nella serie Splashing come il colore nei dripping di Pollock, lanciato incandescente contro gli angoli del pavimento - per arrivare agli ultimi lavori che prediligono la curva alla linea retta. Toccando infine alcuni elementi distintivi del suo lavoro: la forte matericità delle sue opere - anche quando, alla fine degli anni '60, intorno a lui si delineavano i canoni della dematerializzazione dell'arte - o l'importanza del processo che diventa forma.

Robert Smithson e Richard Serra, 1970.

La conversazione tra l'artista e Lynne Cooke inizia con una riflessione sulla natura degli spazi museali. Richard Serra evidenzia come il modello che si sta affermando nella progettazione dei nuovi musei sia quello del department store e della shopping mall, strutture che non rispondono ad altro se non alle esigenze di mercato. Alla domanda se fossi chiamato come consulente per la progettazione di un nuovo spazio museale, da dove partiresti?, Serra non ha dubbi nel rispondere. Chiamerebbe quanto più possibile giovani artisti non ancora affermati e giovani architetti così da pensare insieme quali siano le effettive necessità espositive al di là dei codici di presentazione delle opere pensati per la classe dei collezionisti che soprattutto negli Stati Uniti hanno un ruolo primario nei board of trustees dei musei. Si citano poi due lavori realizzati a Parigi; il primo, Clara Clara (1983, è stato ricollocato recentemente, a distanza di venticinque anni dalla presentazione, ai Jardin des Tuileries) il secondo, Promenade, è un nuovo lavoro installato al Grand Palais.

Richard Serra, Clara Clara, Jardin des Tuileries, Parigi, 1983.

Si continua poi con una riflessione su tempo e spazio, sull'importanza di rinnovare la "forma" al di là dei semplici ricicli e ricontestualizzazioni dei vecchi linguaggi, sulla mediatizzazione dell'arte e infine, rispondendo alle domande del pubblico, Richard Serra parla della relazione tra i suoi lavori, l'architettura e il paesaggio, del ruolo che riveste la luce nei suoi progetti.

Questo sito utilizza cookie per monitorare la tua esperienza di navigazione del sito. Per maggiori informazioni su come utilizzare e gestire i cookie, consulta la nostra Informativa sui cookie. Chiudendo questa notifica acconsenti al nostro utilizzo dei cookie.
OK, ho capito