A Venezia, al Padiglione Italia, sede della mostra internazionale curata da Robert Storr, abbiamo incontrato l'artista nigeriano Odili Donald Odita. Il suo lavoro Give me shelter si trova in una sala di passaggio, a pianta a croce, proprio all'ingresso dell'edificio; otto pareti di pittura astratta. Triangoli allungati, forme geometriche, diagonali, sessantaquattro colori che richiamano le sfumature e i riflessi della laguna veneziana. 

Nato in Nigeria e trasferitosi con i genitori negli Stati Uniti in seguito alla guerra del Biafra, Odita è cresciuto nel Midwest assimilando da un lato i principali aspetti dell'America, dei suoi miti e linguaggi e mantenendo dall’altra un'identità africana attraverso la memoria e l'educazione familiare.

Con lui abbiamo parlato del lavoro che presenta a Venezia, della sua stessa partecipazione alla biennale, del titolo dell'opera - Give me shelter - e di come egli stesso abbia scoperto di sentirsi veramente a casa nella pittura. Del padiglione africano, del concetto di identità nazionale e della sua esperienza come professore della Tyler School of Art di Philadelphia.

L'intervista è in inglese.

 

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