The mission was kept very secret; we could not even tell our families about that at the time. This is the way we were taught, that a secret can only be kept between two people if one of them was dead. [Michael Goldman]

 

Nel 1961 Israele non aveva una TV pubblica ma tutta la nazione si attaccò alla radio per ascoltare la trasmissione del Processo Eichman, il racconto dei sopravvissuti all’orrore che i Nazisti avevano perpetrato nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La notte tra il 31 maggio e il 1° giugno 1962 le ceneri del condannato Adolf Eichmann furono disperse da qualche parte, nelle acque del Mediterraneo, di fronte alla costa di Jaffa. Da allora sono passati cinquanta anni eppure la stesso è accaduto di recente con le ceneri di Bin Laden, disperse da qualche parte dall’esercito statunitense, in modo che mai sepoltura possa trasformarsi in un mausoleo alla memoria e luogo di riposo. Valeva per Eichman, è valso per Bin Laden.

 

Perché questo parallelismo? Perché in entrambi casi due nazioni si sono arrogate il diritto – in momenti storici e politici diversi – di giustiziare un colpevole riconosciuto senza consultare prima la comunità internazionale.  Sebbene sia un tema su cui riflettere, non è questo l’interesse primario di Dani Gal, artista israeliano di base a Berlino che all’interno della mostra IllumiNation - curata da Bice Curiger alla Biennale di Venezia – presenta Night and Fog, Nacht und Nebel, la ricostruzione cinematografica della notte in cui all’agente Michael Goldman fu dato l’ordine di disperdere le ceneri di Eichman in mare. Un film che non vuole essere un documentario quanto un ritratto psicologico di coloro a cui fu affidata questa missione segreta.

 

Per Radio Papesse, Angelika Stepken ne ha parlato con l’artista, ex ospite a Villa Romana – residenza di cui è direttrice – nel 2008.

 

 

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